Cosa vuol dire dare fuoco a una roulotte?

Sociolab
6 min readSep 27, 2023

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riflessioni a partire da un percorso di partecipazione a Terni

Da qualche mese stiamo lavorando al progetto SviluPPI — Interest, finanziato all’interno del Piano Periferie e promosso dal Comune di Terni.

Il progetto vede il coinvolgimento della società civile, del Terzo settore e dell’associazionismo locale in due percorsi di partecipazione finalizzati alla definizione collaborativa di funzioni e usi di 2 edifici (ex Onmi e casa del custode dell’ex lanificio Gruber) e all’animazione territoriale del quartiere Brin-Campofregoso con iniziative di stampo sociale e culturale. Tra le tante attività che abbiamo proposto, abbiamo deciso di realizzare un Museo degli abitanti mettendo una roulotte nel parco del quartiere come punto di ascolto, di aggregazione e presidio territoriale. Questa roulotte il 9 settembre è stata incendiata. In questo articolo proviamo a raccontare cosa è successo e a farci domande sul nostro lavoro e sull’impatto di quello che facciamo, a partire da un episodio infelice.

Foto di Aurora Ruffini

Ma andiamo per ordine:

Il quartiere Brin-Campofregoso

Durante le attività preparatorie di ascolto sul territorio, l’immagine del quartiere di intervento che ci viene rimandata è quella di una zona “difficile”. Un quartiere vicino alle acciaierie con una forte storia popolare e operaia che oggi risente del processo di deindustrializzazione. Conducendo interviste e attività di ascolto, ne scopriamo l’anima solidale: sono tante le realtà sociali che lo animano e che offrono servizi fondamentali come doposcuola, attività sportive, sportelli informativi e creano occasioni di aggregazione e ritrovo. Il quartiere ospita edifici simbolo della storia ternana, come il Palazzone: le case popolari famose per ospitare i carri del Cantamaggio e dove tuttora convivono diverse famiglie, molte con background migratorio. Negli ultimi anni, infatti, molte persone di origine straniera hanno trovato lì nel quartiere la loro nuova casa e sono tanti i negozi che vendono prodotti dal mondo nella via principale del quartiere, viale Brin. Il dialogo tra “nuovi” e “vecchi” residenti non è sempre semplice e sono tanti i motivi di scontro, ci viene raccontato.

Il nostro piano di lavoro

Come gruppo di lavoro, decidiamo di intraprendere un percorso con un forte accento sulla costruzione di comunità. Nei mesi di maggio e giugno realizziamo sul territorio degli incontri di formazione per attivatori e attivatrici di comunità, un percorso di co-design con le associazioni locali per definire le attività che troveranno sede presso l’ex Onmi e sperimentiamo una due giorni di “open day” con i servizi e le associazioni aperta a famiglie e residenti. Il percorso prevede anche un percorso di partecipazione dedicato all’ex Casa del custode dell’edificio Gruber: quello che un tempo fu il lanificio della città ora viene riqualificato e restituito alla cittadinanza. Oltre a costruire in modo collaborativo i contenuti dei due edifici in via di riqualificazione, il nostro meta obiettivo è sempre stato creare nuovi spazi di partecipazione, tessere reti di persone coinvolte e attente ai bisogni del quartiere, trasmettere competenze di ascolto e progettazione condivisa per generare una sostenibilità di lungo periodo al processo che stavamo attivando.

Il museo degli abitanti

Per questo abbiamo pensato di proporre un’attività che avevamo già portato anni fa a Piombino, ovvero la realizzazione di un Museo temporaneo degli abitanti: uno spazio dove gli abitanti (vecchi e nuovi, italiani e non) possono portare foto, raccontare storie e lasciare dei ricordi della loro vita nel quartiere. In un contesto segnato da forti problemi e conflitti sociali, volevamo costruire un luogo di incontro e dialogo, che portasse confronto e occasioni di socialità. Per farlo, abbiamo chiesto il supporto di operatori del settore cultura di Terni, Indisciplinarte Srl e l’Associazione Demetra, che a loro volta hanno coinvolto Roumba: una roulotte-presidio mobile che negli anni aveva coinvolto numerose cittadine e cittadini nel Comune nel segno dell’arte e della condivisione. In questi mesi abbiamo raccolto tante storie, foto e ricordi antichi e contemporanei che raccontano un pezzo di storia del quartiere attraverso gli occhi dei suoi abitanti.

L’incendio della roulotte

Per qualche settimana Roumba è stata un punto di ascolto del parco davanti all’ex lanificio Gruber. Oltre alle attività legate al Museo, a breve sarebbero state realizzate attività di animazione sociale e culturale per tenere compagnia al quartiere durante il mese di settembre. Purtroppo però, la notte tra l’8 e il 9 la roulotte è stata incendiata. Il gesto, di cui ignoriamo autori e motivazioni, genera confusione e preoccupazione nel quartiere e all’interno della nostra Cooperativa. In tanti anni di lavoro sui territori, di processi anche conflittuali, di interventi spesso portati avanti in aree degradate non era mai successo di doverci confrontare con un gesto simile. Lo spazio di confronto che volevamo creare è stato distrutto, un gesto drammatico di cui però non abbiamo sufficienti elementi per poterne capire a pieno il significato. Quello che capiamo bene però è l’impatto sulla comunità e su di noi.

Cosa vuol dire dare fuoco a una roulotte?

Bruciare un presidio di ascolto in un quartiere come Brin-Campofregoso vuol dire aggiungere problemi ad un posto che ne ha già a sufficienza: aumenta la percezione di insicurezza, crea danni all’ambiente e alle persone, esaspera il conflitto sociale e manda un messaggio di sfiducia e di impossibilità di cambiamento. Le persone già affaticate, quelle che con impegno stai convincendo a partecipare, battono in ritirata, si trincerano dietro un “ve l’avevo detto”. Chi era già attivo si rimette in moto, ma si percepisce un forte rischio di isolamento.

Insieme alla comunità, ad essere colpita c’è la proprietaria della roulotte che aveva aderito con entusiasmo al progetto ed ora si ritrova senza un bene non solo economico ma soprattutto affettivo. Un danno inflitto ad una persona, che pesa molto di più rispetto a quello che poteva essere se recato ad un’organizzazione.

Infine, quello che accade colpisce noi, che come cooperativa avvertiamo il bisogno di metterci in discussione e ripensare cosa vuol dire intervenire in contesti di marginalità. Ci domandiamo se abbiamo peccato di ingenuità, cosa abbiamo sbagliato o se era un gesto talmente imprevedibile da essere fuori dai nostri radar. Ci preoccupiamo per le persone con cui collaboriamo sul territorio. In ogni caso, c’è la volontà di prendere una parte di responsabilità di quanto accaduto.

E domani?

Ci siamo domandati cosa possiamo fare per essere di sostegno alle persone che abbiamo incontrato e con cui vogliamo percorrere ancora molta strada insieme. Abbiamo pensato che il domani del quartiere Brin-Campofregoso non dovrebbe essere segnato dalla sfiducia e che sia importante andare avanti con le attività, anche se in modo diverso. Nel nostro piccolo, possiamo far sì che il percorso destinato all’ex Gruber tenga conto di questi segnali dal campo che ci sono arrivati. Il nuovo spazio che andremo a co-progettare può rispondere alle esigenze del quartiere emerse con più forza con l’episodio della roulotte?

Il Museo degli abitanti deve essere realizzato e l’“affaire roulotte” può diventare un pezzo di storia-presente, un fatto di cronaca da commentare con gli abitanti per farci un racconto collettivo.

Vorremmo non far sentire sola la proprietaria della roulotte e mitigare il danno economico. C’è l’idea di creare azioni di auto-finanziamento per riportare Roumba in città, come un crowdfunding, meglio se di comunità.

Infine, c’è il nostro ruolo di consulenti esperti di partecipazione: insomma, cosa ne facciamo di questa roulotte, un simbolo di disfatta o un’occasione riscrittura di metodi di lavoro? Cosa abbiamo da imparare da quanto è successo?

Queste domande si inseriscono in un percorso di riflessione che stiamo portando avanti da diversi mesi: come fare attenzione non solo a migliorare l’impatto ma anche a limitare i potenziali danni nel lavoro che portiamo avanti insieme alle comunità? La domanda è complessa e cerchiamo di trovargli risposta nei momenti interni di debriefing e con spazi collettivi di auto-formazione. In questo percorso di costante di riflessione seguiamo il principio guida del “restituire la parola” e del protagonismo di chi vive le comunità, per questo anche nel caso di Terni abbiamo deciso di affrontare questo momento critico dando spazio in primis alle reazioni del territorio. Ma le domande che ci facciamo sono aperte, richiedono attenzione e non cercano risposte autoreferenziali, ma elaborazione collettiva. Speriamo di trovare anche in chi legge e partecipa alle nostre iniziative degli alleati e delle alleate con cui confrontarci e migliorarci.

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