Risotto e vino bianco, recensioni, auguri e una call sfortunata
Anche quest’anno in scala ridotta, i nostri festeggiamenti di fine anno sono stati un affare intimo, sommesso e sofisticato…ok no, non ci crede nessunə. Siamo riuscitə a dare il meglio di noi anche in un pranzo di lunedì fra colleghə, incuneato tra una riunione fiume e una call open air rubata al volo dopo il caffè. Ci voleva proprio questa occasione per vederci e ridere (tanto) insieme, dopo un anno che il mondo sperava sarebbe stato più semplice. E’ stata l’occasione per farci gli auguri, brindare (con moderazione, ehm ehm), ricordare momenti epici, partner e progetti e soprattutto prenderci cura di noi. A cominciare dal tradizionale scambio di libri che hanno segnato il nostro 2021 e che regaliamo anche a voi, perché senza gli auguri libreschi di Sociolab, che festa è?
Tanti auguri !
Romana Petri, Ovunque io sia
Con gli auguri di Giulia Maraviglia
Non so se questo si possa definire un “bel libro” e se provo a descriverlo mi escono solo frasi banali. Ma per leggerlo ho spento tardissimo la luce la sera, ho fatto scuocere la pasta e mi sono pure nascosta in bagno mentre mia figlia mi cercava. Non mi capitava da un po’, quindi ho pensato di condividerlo.
Jared Diamond, Armi, Acciaio e Malattie. Breve storia del mondo negli ultimi 14.000 anni
Con gli auguri di Silvia Givone
È un saggio che si legge come un romanzo. Capitolo dopo capitolo rivela le chiavi per comprendere come siamo arrivati ad un mondo segnato così profondamente dalle diseguaglianze.
Nello spiegare l’origine delle posizioni dominanti tra i popoli del mondo, in realtà racconta molto di più: passando dall’antropologia alla biologia genetica, dalla linguistica all’archeologia fino alla storia della medicina, ci troviamo immersi nella grande saga della storia dell’umanità.
Procedendo con la lettura, tra lo stupore e la curiosità, si matura la consapevolezza che in prospettiva siamo un minuscolo puntino nel disegno della Storia e che il tempo apparentemente infinito che stiamo vivendo non è che un battito di ciglia.
Joan Didion, L’anno del pensiero magico
Con gli auguri di Irene Ieri
“La vita cambia in fretta. La vita cambia in un istante. Una sera ti metti a tavola e la vita che conoscevi è finita.” È la sera del 30 dicembre 2003 l’autrice, Joan Didion, racconta di essere appena tornata a casa con il marito John Dune da una visita alla figlia, ricoverata per una grave malattia in ospedale, e di star preparando la cena quando, improvvisamente, John ha un infarto e muore. “L’anno del pensiero magico” è il racconto del suo primo anno di elaborazione del lutto; è un saggio il cui protagonista è il mondo emotivo dell’autrice che, sconvolto dalla perdita, tenta disperatamente di riportare John e l’esistenza che conducevano insieme in vita. E’ un anno fatto di pensieri che non si arrendono alla morte e che lottano per fronteggiare il vuoto lasciato da una perdita a cui è difficile dare un significato. Mi piace pensare abbia Didion scritto “L’anno del pensiero magico” per urgenza, per aiutarsi a riuscire ad affrontare un dolore profondo e sconnesso, realizzando così quella che da molti è considerata la sua migliore opera: un libro vivo di dolore e di amore.
David Foster Wallace, La ragazza dai capelli strani
Con gli auguri di Nicolò Di Bernardo
10 BUONI MODI (E UNO MENO BUONO) PER LEGGERE QUESTO LIBRO
- Su un pullman notturno da 7 ore di tratta, anche se il fascio di luce accanto all’aria condizionata è un po’ forte e forse dà fastidio agli altri passeggeri;
- Presidiando una lavatrice a gettoni, visto che l’ultima volta che hai abbandonato la posizione sono sparite le tue mutande preferite;
- Guidando sulla A1, che tanto è tutta dritta;
- In piedi, in libreria, per capire se la nuova traduzione funziona;
- In piedi, in libreria, perché la traduzione funziona;
- Invece che uscire stasera;
- Nella sala d’attesa del dentista perché qualcuno lo ha dimenticato tra le riviste, finché non è il tuo turno per farti trapanare e ti chiedi se sia davvero il caso di lasciarlo lì;
- Al mare, nascondendo un po’ la copertina perché i vicini di ombrellone;
- A Bivigliano, perché sì;
- La sera prima della pesca di Natale con un classico russo ancora tra le mani che era il libro che avresti scelto da regalare, ma poi qualcuno ti ha fatto notare che è facile che sia stato già letto da molti anche perché non sei proprio un grande estimatore del genere, quali altri romanzi russi hai letto? Ecco appunto solo quello, cioè non so fai tu magari è una buona idea, in fondo il segreto per un buon regalo di Natale è regalare una cosa che uno non vorrebbe mai finché non si trova ad averla, e a ripensarci l’anno scorso ti sei beccato il Conte di Montecristo e pensavi che l’avresti usato solo come cuscino in campeggio e poi è diventato uno dei tuoi libri preferiti. Altrimenti com’era quell’altro libro bello che hai letto di recente di cui mi parlavi? La ragazza dai capelli strani. Il manifesto di David Foster Wallace. Il modo più facile e veloce di avvicinarsi alla sua scrittura senza perdersi nessuno dei suoi giochi ipnotici. Veramente un bel libro.
- Venti minuti prima della pesca di Natale, saltando tra le pagine per capire se sia stata una pessima idea;
- Venti minuti dopo averlo ricevuto alla pesca di Natale, saltando tra le pagine per capire se riuscirai a scambiarlo per un classico russo.
Louis Ferdinand Celine, Viaggio al termine della Notte
Con gli auguri di Cristian Pardossi
Chiedo venia a chi, scoprendo il titolo, si domanderà: “ma ti sembra il momento per regalare “Viaggio al termine della notte?” Me lo sono chiesto anche io quando l’ho trovato tra i libri che avevo selezionato per questo scambio di auguri. Poi, vincendo remore diverse da quelle che inizialmente me ne avevano fatto ritardare la lettura — le simpatie politiche mai rinnegate dell’autore — ho pensato che per contrastare l’oscurità di ogni condizione non se ne può negare l’esistenza ma al contrario occorre conoscerla, nominarla, indagarla; per questo abbiamo bisogno di parole che ne scandaglino le profondità in tutta la loro crudezza.
La violenza della guerra, la follia, il razzismo, il lavoro sfruttato dal sistema capitalista, la miseria dei sobborghi, le bassezze umane: nel viaggio di Celine c’è tutto. C’è il Novecento grande e terribile, con il quale continuiamo — inconsapevolmente — a fare i conti. Ma la “notte” descritta dai personaggi di Celìne non si è certo conclusa con la fine del secolo scorso: forse è in attesa che altre voci ne raccontino le manifestazioni contemporanee, o forse Celine ne ha fissato per sempre i confini universali.
Spiazzante, cinico, estremo e tagliente, “Viaggio” è un libro che scava e colpisce nel profondo per la scrittura e per il suo oggetto. Un romanzo che, pur privo di quella passione civile degli sconfitti che spesso apprezzo di più, ha lasciato il segno.
Thomas Belmonte, La fontana rotta
Con gli auguri di Lorenza Soldani
Fino a qualche settimana fa non conoscevo Thomas Belmonte. Stavo guidando, ascoltavo la radio e ho sentito parlare di Napoli: alzo il volume perchè a gennaio mi aspetta un viaggetto familiare proprio in quella città e sono alla ricerca di letture e racconti per spunti e ispirazioni. Dunque la lettura che porto in questo Natale Sociolab è una scoperta recente anche se non è recente la sua prima pubblicazione adesso riproposta da Einaudi con una nuova traduzione.
“La fontana rotta”, è uno studio antropologico sulla povertà a Napoli che Thomas Belmonte realizza nel 1974 quando decide di passare un anno nei quartieri poveri della città e fare ricerca attraverso l’osservazione partecipante nella sua forma più radicale. Senza particolari mezzi, senza reti e senza neanche conoscere la lingua — tantomeno il dialetto -, questo giovane studente della Columbia University riesce ad entrare in un rione poverissimo — Fontana del Re — e ci si immerge osservandolo dal suo interno come facevano gli etnografi nell’800 con le tribu indigene.
Mentre leggevo il libro mi immaginavo Tommaso, come lo chiamano i suoi nuovi amici napoletani, catapultato in una dimensione completamente estranea, seduto alla tavola di questa famiglia che diventa il suo ossevatorio privilegiato e lo introduce ai maccheroni, alle urla perenni e ad un modello sociale che nella sua disfunzionalità e precarietà funziona anche troppo bene.
Oltre a porre tematiche di tipo sociale e culturale importanti per quel periodo ma molto attuali anche oggi, la scrittura di Belmonte aiuta ad immergersi nelle vite dei personaggi incontrati dall’autore e a farci sentire, anche solo attraverso la descrizione dei rumori, lo svolgersi di una giornata.
In questi giorni sul Manifesto è uscita questa bellissima recensione del libro per cui non mi dilungo oltre.
Luigi Meneghello, I Piccoli maestri
Con gli auguri di Chiara Missikoff
I Piccoli maestri è un libro sulla Resistenza come mai ne avevo letti prima: un racconto anti-eroico e scanzonato delle avventure di una banda partigiana di studenti. Lontano da toni leggendari, l’autore/protagonista — che scrive a 20 anni di distanza dai fatti — ci racconta cosa vuol dire essere un gruppo di giovani umanisti che decide di andare “su per i monti”. Da combattere non c’è solo la guerra, ma anche la retorica fascista: ironia e citazioni letterarie scandiscono successi e fallimenti, fughe e perdite dolorose. I piccoli maestri non si prendono troppo sul serio, neanche se stanno facendo la storia.
“Mentre russi e alleati tiravano il collo al nazismo, noi cercavamo almeno di tirarlo alla retorica!"
Patrick Dennis, Zia Mame
Con gli auguri di Enrica Berti
… un libro leggero, divertente; una pausa di spensieratezza ed estraneazione dalla realtà.
Goliarda Sapienza, L’arte della gioia
Con gli auguri di Raffaella Toscano
“Lascia perdere gli altri libri che ti ho consigliato, non reggono il paragone. Quando inizierai a leggerlo non riuscirai a smettere. Prendi questo”. È così che qualche mese fa un libraio mi ha convinta ad acquistare L’arte della gioia di Goliarda Sapienza. Il libro è stato pubblicato diversi anni dopo la morte dell’autrice grazie all’impegno del marito e solo dopo il grande successo ottenuto all’estero viene pubblicato in Italia. Racconta la vita di Modesta, una ragazzina che nasce nel 1900 in un paesino dell’entroterra siciliano e la cui storia si intreccia con le due guerre mondiali, il fascismo, l’antifascismo, il dopoguerra. Modesta cresce in fretta e si mostra da subito come una donna intelligente, ambiziosa, curiosa, coraggiosa, disposta a tutto pur di raggiungere i suoi obiettivi e capace di non piegarsi alle imposizioni della società: da sola, nel corso della sua storia, rovescia gli stereotipi che la vorrebbero bambina docile, moglie sottomessa, madre amorevole, amante succube e regala una nuova consapevolezza del valore della libertà. Siamo abituati a pensare — erroneamente — che i libri che raccontano storie di donne siano destinati solo ad un pubblico femminile, ma Goliarda Sapienza è in grado di sfatare questo mito: di Modesta si innamorano uomini e donne, nel libro e nella realtà; è una persona che viene voglia di conoscere e che fa emozionare. Ed è per questo che ringrazio il libraio che mi ha spinta ad acquistarlo: L’arte della gioia è un libro da leggere e da amare.
Elio Germano e Chiara Lagani, La mia Battaglia
Con gli auguri di Chiara Montoci
Ognuno di noi non sa qual è il limite che può oltrepassare.
Quando la manipolazione ha il volto di gentile di Elio Germano.
Per caso ho assistito alla presentazione di questo libro con Chiara Lagani e ne sono rimasta folgorata.
Un esperimento sociale ben riuscito che ha calcato i teatri italiani nel 2019.
Nei prossimi giorni a Firenze in via Cavour sarà trasmesso lo spettacolo in modalità virtuale.
Marco Mencacci, Un nuovo inizio
Con gli auguri di Antonella Masi
La protagonista è Elena, nata e cresciuta in Inghilterra da genitori italiani. Decide di allontanarsi dalle delusioni d’amore che hanno caratterizzato l’ultimo periodo della sua vita. Prova a iniziare di nuovo, come il titolo del romanzo ben suggerisce, e decide di farlo nella patria natia dei genitori, che purtroppo non ci sono più. Elena si trasferisce così in Umbria presso sua zia che avrà un bel po’ di consigli da darle, sulla vita, sull’amore e pure sul look. In questo momento mi ritrovo in Elena, “un nuovo inizio” è il titolo che darei a questa fase della mia vita, al cambiamento che dovrò affrontare. Questa esperienza fiorentina ha consentito di accrescere il mio bagaglio di esperienza, mi ha fatto crescere e ha modificato un po’ il mio modo di essere. Concludo questo percorso con Sociolab con tristezza perché Sociolab è quel posto che ti fa sentire a casa, un team con cui ho condiviso grandi emozioni. Grazie a tutti.
Gavin Edwards, L’arte di essere Bill Murray
Con gli auguri di Maria Fabbri
Io per Bill Murray ho un vero debole.
Non solo per alcune interpretazioni imprescindibili di film immensi.
Per lui ho quel debole che si ha per gli amici sornioni e sfuggenti, che danno gran pacchi ma con cui da sempre si passano le serate migliori. Mancano tanto.
Questo libro è per condividere la passione per le sue interpretazioni ma un po’ anche proprio per lui attraverso gli aneddoti e le leggende metropolitane che intorno alla sua persona circolano e si alimentano.
La mia dedica è più che altro un augurio. Di trovare qualcosa che ti entusiasmi e ti sorprenda, che assomigli alla follia di un incontro inatteso e assurdo, che ti lasci di sale e ti porti un sorriso e a cui “nessuno crederà mai”
Toni Morrison, Amatissima
Con gli auguri di Giulia Fioravanti & Margherita Mugnai
Da Giulia:
Al 124 di Bluestone Road, in una casa senza vestibolo, la memoria rivendica il suo rancore e si fa presenza.
C’è chi riesce a contenerla.
C’è chi fugge, non sopportandone il peso.
C’è chi con quel peso impara una convivenza difficile, forzata.
C’è chi giudica, non riuscendo a comprenderla o perché troppo impegnato nel volerla rimuovere.
Ma lei non demorde. Sposta mobili, rompe oggetti, lascia tracce. Finalmente si incarna, di fronte a chi accetta tutto il peso e le conseguenze di fare i conti con il passato.
Di fronte a chi non si arrende a rinunciare a quella parte, amatissima, di sé.
Da Margherita:
Ci sono libri che attendono una vita per essere letti. La copertina di Amatissima di Toni Morrison mi ha guardato dalla libreria di casa, chiamandomi e spaventandomi al contempo, per oltre trent’anni. Per fortuna i libri sono pazienti e sanno aspettare, per catturarti quando è il momento.
Come il fantasma del 124. Come i personaggi di questo romanzo storico mostruosamente perfetto di una scrittrice superlativa in tutti i sensi, che vivono e si inseguono in pagine su pagine di una bellezza sovrumana. Come Sethe, la donna che tutto può e tutto farà per salvare la sua famiglia.
Se non è il vostro momento per incontrare Toni Morrison, non crucciatevi. I romanzi come questo sanno attendere, anche una vita se serve.
Wu Ming, Proletkult
Con gli auguri di Enrico Russo
«Bogdanov immaginò di estrarre la rivoltella e sparargli al cuore. Poi avrebbe legato l’ancora al cadavere, l’avrebbe rovesciato in mare e dietro al corpo avrebbe gettato la pistola. Chi si sarebbe meravigliato di sentire che Voloch il Matto si era tuffato furibondo abbracciato all’ancora? Non certo la polizia italiana. […] Le storie di Leonid Voloch sarebbero andate perdute per sempre in fondo al golfo. Il suo viaggio sul pianeta socialista sarebbe morto con lui».
Proletkult è una ricostruzione dei momenti più salienti della rivoluzione russa e del perché non abbia funzionato. È una riflessione sul socialismo a partire dalle intuizioni di Aleksandr Aleksandrovič Bogdanov, il «marxista marziano» che in Stella rossa descrisse una società felice, ambientata su Marte, dove il socialismo aveva trovato piena applicazione.
Con la differenza che nella ricostruzione di Proletkult, il romanzo Stella rossa non è semplicemente la metafora di un filosofo, bensì il racconto di un’esperienza, quella di Leonid Voloch appunto, che questa società l’avrebbe vista davvero. Il risultato è un intreccio appassionante che fonde fantascienza, filosofia e avvenimenti storici, ricostruiti questi ultimi con la solita perizia dei Wu Ming.
Cormac McCarthy, La strada
Con gli auguri di Francesco Ranghiasci
Gaber cantava “C’è solo la strada su cui puoi contare, la strada è l’unica salvezza”. Non lo so se McCarthy abbia mai ascoltato Gaber, ma di sicuro anche lui condivide questa idea.
Se però per il cantautore milanese “il giudizio universale non passa per le case”, nel mondo di La Strada, il giudizio universale è già passato ed ha lasciato dietro di sé solo pochi sopravvissuti, molti dei quali non sembrano essere passati per il giudizio divino.
A parte qualche lattina di coca-cola e rimasugli di cibo, in questo mondo non restano che le macerie, fuori e dentro a chi ancora ci vive. McCarthy ci parla del futuro di noi tutti raccontandoci la storia di un padre, di un figlio e della strada che li porta verso l’unica cosa che ancora gli rimane: la speranza.